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 Rinvenimento di IPOGEI nel centro storico di Capurso (BA)
e rischio di dissesti


Andriani G.F.

Geologo, collab. Istituto di Geologia Applicata e Geotecnica, Politecnico di Bari

Quarto R.

Ricercatore presso il Dip. di Geologia e Geofisica, Universita' di Bari

Zinco M. R.

Geologo - Geotecnicologie S.r.l., V.le della Resistenza 48/G Bari
 


Quarry and Construction

Aprile '98
n°4
in collaborazione con Gioacchino Carella - Vice Sindaco Comune di Capurso

 

 Prospezione georadar

E' stato, poi, necessario rimuovere l'effetto induttivo a grande ampiezza e bassa frequenza (WOW), presente sotto forma di transiente all'inizio delle tracce radar, che va ad interferire con le riflessioni della porzione superiore del sottosuolo.
Tale rimozione (DEWOW) e' stata effettuata con un filtraggio "passa alto", dopo aver convertito tutti i radargrammi in spettri di frequenza, individuando, cosi', i limiti del filtro. Successivamente, sempre sulla base degli spettri di frequenza ottenuti, sono stati effettuati filtraggi passa-banda. Inoltre, filtraggi di velocita' F-K, sono stati necessari principalmente per rimuovere segnali radar diffusi in aria da oggetti presente al di sopra della superficie di indagine (muri dei palazzi, pilastri in cemento armato reggenti una copertura, cavi elettrici per l'illuminazione urbana (ecc...). Per un'analisi principalmente mirata all'esaltazione dei segnali riflessi da eventuali vuoti sotterranei, in alcuni casi e' stato rimosso il background. Tale rimozione e' stata effettuata sottraendo ad ogni traccia radar una media pesata di un gruppo di tracce ad essa limitrofe, in modo da eliminare tutti i segnali radar con carattere di continuita'. Ulteriori elaborazioni sono state, poi, caso per caso, effettuate sempre con l'obiettivo di migliorare il rapporto segnale/rumore (eliminazione di spikes, bilanciamento spettrale, applicazioni di ulteriori filtraggi, deconvoluzioni, ecc...). E' stata poi effettuata un'analisi di velocita' atta a convertire i tempi presenti sugli assi verticali delle sezioni radar in profondita'. Tale analisi e' stata principalmente condotta sulle sezioni CMP, valutando sia la velocita' delle onde dirette nel terreno, tramite analisi lineari, che di quelle riflesse, tramite analisi iperboliche, calcolando la velocita' di "moveout" dei segnali. Inoltre, data la presenza, nelle sezioni dei profili radar a riflessione, di numerosi segnali diffratti da oggetti limitati, presenti a piccola profondita', e' stata anche eseguita un'analisi di velocita', utilizzando tali segnali e studiandone il loro comportamento iperbolico. Dall'analisi effettuata e' risultata una velocita' media di circa 11 cm/nanosecondi. Infine, le sezioni radar sono state opportunamente visualizzate e plottate a colori, marcando differentemente le fasi dei segnali radar. Le tracce sono state amplificate con controllo automatico (AGC) generalmente si finestre di circa 20-60  nanosecondi. L'interpretazione finale e' consistita principalmente nel riconoscimento dei segnali iperbolici piu' verosimilmente a vuoti sotterranei, trascurando i segnali iperbolici con piccole ampiezze e molto superficiali. Probabilmente questi ultimi risultano associabili a limitate anomalie presenti nell'ambito della massicciata stradale ed ai sottoservizi. Per tutte le anomali ridondanti e' stata stimata la profondita' del tetto dal piano stradale, sulla base della posizione dell'apice dell'iperbole generata. E' stata anche stimata la lunghezza di tale anomalia nella direzione del profilo, sulla base della convessita' del segnale iperbolico; cio', nell'ipotesi limitativa che l'anomalia fosse posizionata al di sotto del profilo e ad esso perpendicolare. In alcuni casi, laddove il rapporto segnale/rumore era piuttosto favorevole, e' stata anche stmata la profondita' della base dell'anomalia, in virtu' dell'analisi di una seconda distinta iperbole sottoposta alla prima. Tralasciando tutte le anomalie circa submetriche, le altre rilevate sono state raggruppate in distinte classi di grandezza e, se molto vicine, sono state tra loro correlate, permettendo l'individuazione di aree anomale probabilmente connesse alla presenza di cavita'.

Prospezione sismica a rifrazione

 

Il metodo della sismica a rifrazione generalmente consiste nell'inviare nel terreno un impulso sismico, tramite un'opportuna sorgente ad impatto o esplosiva, e nel rilevare il primo arrivo di energia, che risulta costituito o da un'onda diretta o da un'onda rifratta. L'onda rifratta emergente in superficie viene generata da interfacce rifrangenti, che separano mezzi a differente velocita' sismica, crescente in profondita'. Sulla base dell'interpretazione quantitativa di tutti i profili sismici, e' stato possibile rilevare che il sottosuolo indagato risulta costituito da tre sismostrati ben definiti, le cui caratteristiche dinamiche migliorano procedendo in profondita'. In particolare, risulta evidenziabile una copertura a bassa velocita', uno strato a velocita' intermedia ed, infine, un substrato rifrattore a piu' alta velocita', uno strato a velocita' intermedia ed, infine, un substrato rifrattore a piu' alta velocita'. La copertura a bassa velocita'(da 300m/s a 740m/s) puo' correlarsi a materiale di riporto e/o a calcareniti allentate; il suo spessore viaria da 2 a 4 metri circa. Segue in profondita' un secondo sismostrato caratterizzato da velocita' di propagazione delle onde P variabili da 700 a 1100 m/s, rappresentativo di calcareniti anch'esse probabilmente interessate da frequenti soluzioni nella continuita', tanto in senso verticale, che in senso orizzontale. Inoltre, tale sismostrato puo' anche associarsi alla parte superiore del calcare piu' allentato. La superficie rifrangente, che separa il primo dal secondo sismostrato, non e' sempre regolare ma, a volte, risulta particolarmente ondulata. Lo spessore di tale strato risulta mediamente di circa 7 metri, con approfondimenti massimi fino a circa 12 metri. Tale sismostrato e' alquanto eterogeneo nei valori di velocita'. Il terzo ed ultimo sismostrato rappresenta il substrato rifrattore, contraddistinto da velocita' di circa 2000 m/s. Esso non e' ben evidenziabile negli stendimenti sismici piu' corti o in quelli che presentano basso contrasto di velocita' tra i sismostrati. Tale substrato e' associabile a rocce calcaree compatte, interrotte localmente da zone maggiormente fratturate e/o carsificate.

 Conclusioni

Una conoscenza adeguata del sottosuolo, attraverso una serie di indagini geologiche e geognostiche di base, costituisce un elemento fondamentale nella pianificazione e nella gestione del territorio, specie in presenza di condizioni di elevato rischio.
Nel centro storico di Capurso attraverso prospezioni Georadar, prospezioni sismiche a rifrazione e osservazioni dirette dei vani interrati in cui e' stato possibile accedere, sono state ricavate informazioni sulla presenza di ipogei, sulla natura e sulla geometria del sottosuolo. In particolare, i risultati delle prospezioni Georadar hanno evidenziato la presenza di numerose anomalie, per la maggior parte imputabili ad ipogei posti a piccola profondita', in prossimita' degli edifici e al di sotto del piano stradale. Una serie di perforazioni di sondaggio, eseguite successivamente sulla base dei risultati dell'indagine geofisica, ha pienamente confermato quanto ipotizzato, intercettando cavita' fino a quel momento ignote. Tali ipogei sono risultati piuttosto superficiali e parzialmente o totalmente riempiti da materiale di riporto. La sismica a rifrazione ha evidenziato tre sismostrati associabili, dall'alto verso il basso a terreno di riporto ed a calcarenite molto alterata, a calcareniti ed a calcari disgregati e, infine, a calcari piu' compatti. Anche in questo caso, le perforazioni di sondaggio hanno confermato questo schema interpretativo, supportato, tra l'altro, da osservazioni dirette effettuate in alcune cantine ispezionate La sequenza geologico-stratigrafica, cosi' definita, ha mostrato uno stato di degrado diffuso dell'ammasso carbonatico nel quale sono inglobati gli ipogei. Le principali cause di tale situazione sono riconducibili sia alle caratteristiche geostrutturali e tessiturali dell'ammasso carbonatico, sia ai carichi trasmessi dai fabbricati e dal traffico di mezzi pesanti, sia alla presenza di sottoservizi. Scavi in trincea, perdite acquedottistiche e fognarie possono, infatti, aver facilitato processi di degradazione del materiale calcarenitico. Non a caso, una delle cause principali del crollo del piano stradale, gia' citato in precedenza, e' da imputare alla perdita di acqua dalla rete fognaria. Il precario stato rilevato in alcuni vani interrati, sottolinea l'elevata probabilita' che anche ipogei non ispezionati, perche' non accessibili, si trovino in uno stato di degrado piu' o meno equivalente a quello gia' riscontrato. Cio' rappresenta un favore di rischio in quanto cause scatenanti di qualsiasi natura potrebbero innescare ulteriori fenomeni di crollo. In questi casi, particolare importanza assumono, oltre che interventi di consolidamento, anche provvedimenti preventivi consistenti in una verifica continua e costante delle reti acquedottistiche e fognarie, in una maggiore attenzione nella messa in opera di nuovi sottoservizi ed in una riduzione del traffico veicolare.



Andriani G.F.

Geologo, collab. Istituto di Geologia Applicata e Geotecnica, Politecnico di Bari

Quarto R.

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